domenica 17 febbraio 2008

La scomparsa di Majorana - Leonardo Sciascia (1975)



In questo libro, il cui contenuto oscilla fra il romanzo, il saggio e il documentario, Sciascia tratteggia la figura di Ettore Majorana e indaga sulle possibili motivazioni della sua scomparsa dalla vita sociale. Suicidio? Fuga? Il fisico è descritto come uno scienziato introverso, ritroso, portatore della scienza, di cui tuttavia sembra vergognarsi. Definito da personalità scientifiche come quella di Fermi come uno di quei geni che appaiono una o al massimo due volte nel corso di un secolo, Sciascia immagina che Majorana abbia potuto intravedere negli studi scientifici i pericoli che la scienza, e in special modo la fisica, si stava accingendo a preparare. Sciascia studia i comportamenti di Majorana e da essi ne ricava l'immagine di un uomo simile ai personaggi mistificatori e teatrali di Pirandello che il fisico tanto prediligeva e lo paragona anche allo scrittore Stendhal in quanto genio precoce. Libro breve, ma quantomai attuale nel pregio di farci riflettere su come la nostra scienza possa essere adoperata contro di noi e contro le nostre vite.
Aveva forse Majorana intuito che il cieco entusiasmo dei ragazzi di Via Panisperna e degli altri scienziati per la loro fisica avrebbe condotto alla creazione della bomba atomica e al rischio della distruzione dell'intera umanità? Questo è il dubbio che lo scrittore siciliano vuole insinuare nelle nostre menti. E non era forse motivato il suo "chiaccherare" con Heisenberg dal fatto che si stava perdendo di vista l'uomo e sopravvalutando la sua scienza? E non è un caso che proprio Heisenberg, che, "per dirla banalmente, è un filosofo", è uno delle poche persone con cui Majorana intrattiene rapporti più stretti?
L'ultimo capitolo è forse il più suggestivo. Sciascia ha captato una voce che sosteneva di uno scienziato che si era ritirato in un convento. Che in questo convento si nasconda o possa essersi nascosto il fisico scomparso dalla società, infatti, non è escluso. Tuttavia, anche un'altra voce è giunta allo scrittore di Racalmuto, ossia che un membro dell'equipaggio dell'aereo che sganciò l'atomica su Hiroshima, si sia, in preda ai rimorsi, rifugiato nello stesso convento. Ipotizzando che i due si siano veramente incontrati nel convento, non è questo un segno del destino?

Uno strappo nel cielo di carta - Lea Ritter Santini

Al romanzo segue questo saggio di Lea Ritter Santini. Lo strappo nel cielo di carta si riferisce a un passo de "Il Fu Mattia Pascal". Esattamente questo:

"Beate le marionette su le cui teste di legno il finto cielo si conserva senza strappi! Non perplessità angosciose, nè ritegni, nè intoppi, nè ombre, nè pietà: nulla! E possono attendere bravamente e prender gusto alla loro commedia e amare e tenere se stesse in considerazione e in pregio, senza soffrir mai vertigini o capogiri, poichè per la loro statura e per le loro azioni quel cielo è un tetto proporzionato.[...]"

Questo è affermato all'interno del romanzo di Pirenadell dal protagonista Mattia Pascal. E come Mattia Pascal, Majorana vuole sottrarsi alle convenzioni e, cito il testo del saggio, " al penoso, inutile dovere di vivere in conformità al suo ruolo, deponendolo, scomparendo, assumendo un'altra identità".

Nel saggio si susseguono confronti con altre opere che hanno trattato il tema del possibile conflitto tra scienza e morale, tra scienza e vita, come la "Vita di Galileo" di Bertolt Brecht o "I fisici" di Dürrenmatt.

Perché allora incentrare un romanzo sulla figura di Majorana? Perchè, citando le parole di Lea Ritter Santini, e con questo concludo, "la sua storia raccontata vuole esprimere il malessere esistenziale, l'insicurezza, l'ansia profonda, la perduta fede in un mondo ancora comprensibile e governabile con categorie umane".







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